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CdS – Inter, chiarezza su cessione Suning e soluzioni-ponte. Viva la proposta di BC Partners

Daniele Vitiello

Con un lungo focus il Corriere dello Sport di oggi ha analizzato tutti i margini di manovra per garantire stabilità al club nerazzurro

L'Inter di Antonio Conte è impegnata nella rincorsa al primo posto in classifica. Altrettanto rapidamente s'inseguono le voci sul futuro del club nerazzurro, con Suning impegnata su più fronti per assicurare un futuro stabile alla Beneamata. A tal proposito, il Corriere dello Sport di oggi ha voluto far chiarezza sulle ultime ipotesi, attraverso un lungo focus.

La strada del bond da 200 milioni per assicurare liquidità in cassa appare in salita. Ecco perché: "La capogruppo (FC Internazionale Milano SpA) possiede il 100% di Inter Media and Communication SpA, titolare dei contratti con sponsor e media oltre che dei diritti UEFA e Serie A. Ha poi altre controllate marginali. Inter Media è importantissima perché ha emesso 375 milioni di obbligazioni in due tranches (300 nel 2017 più 75 l’anno scorso) con interessi annui del 4,875% frazionati ogni sei mesi".

Come mai l’emittente dei bond non è la capogruppo ma Inter Media? "Perché questa è la società in cui convergono gli incassi “certi”, non ha molti altri costi né altri debiti. Se i bond fossero stati emessi dalla capogruppo che paga costi di gestione (stipendi inclusi), fornitori e debiti per i cartellini, gli obbligazionisti non godrebbero di prelazione rispetto a tutti gli altri creditori. In caso di insolvenza, il loro credito si mescolerebbe a tutti gli altri e sarebbe privo di garanzie. I bond sarebbero parsi meno “sicuri” e gli investitori avrebbero preteso un tasso più elevato. Invece le obbligazioni furono collocate intorno al 5% di rendimento nel 2017 e all’8% nel 2019.

Il pagamento dei bond è quindi posizionato nella società “a valle”, con dentro gli incassi, e non può essere inficiato da qualsiasi evento negativo riguardante la capogruppo FC Internazionale. La posizione degli obbligazionisti è dunque blindata da due meccanismi: (1) tutti gli incassi da sponsor e diritti sono canalizzati su un conto al servizio esclusivo del debito sicché, prima di qualsiasi somma distribuibile a FC Internazionale per stipendi e altri creditori, vengono gli interessi sui bond del semestre successivo e le tasse. I bond sono così tecnicamente obbligazioni “secured” cioè garantite dagli incassi. In più (2) gli obbligazionisti hanno in pegno l’intero capitale di Inter Media e vantano pure un’ipoteca sul marchio Inter. Senza queste garanzie sarebbe stato meno agevole collocare i bond, almeno a rendimenti così bassi".

Ciò comporta due notizie. La buona è che Inter Media con i suoi incassi capienti non può fallire. Quella meno buona è che all'interno del bond ci sono limiti stringenti ad accendere nuovi debiti.

"L’Inter può tentare di raccogliere 200 milioni attraverso Inter Media, ma non è semplice. Potrebbe ad esempio riaprire i bond esistenti, cioè emetterne di nuovi fungibili ai precedenti come ha fatto l’anno scorso, ma l’operazione non è agevole perché il mercato oggi conosce le difficoltà di Suning, sa che i debiti sono garantiti solo dai flussi di cassa della società e non da apporti degli odierni azionisti. Inoltre, un nuovo bond prevede un iter complesso tra cui: nomina di un advisor, consulenti legali, redazione di un prospetto informativo, incontri con gli investitori. Difficile in tempi compatibili con le imminenti scadenze, a meno che non sia già avviato", sottolinea il Corriere dello Sport.

"Il capitale di Inter Media è già impegnato coi possessori dei bond esistenti, quindi restano disponibili a garanzia solo le quote di FC Inter. Andrebbe prima stimato il valore azionario di quest’ultima (non più di 400 milioni secondo i nostri calcoli) e stabilita la quota che andrebbe all’eventuale creditore qualora il debito fosse convertito in azioni per incapacità di ripagarlo. Corrisponderebbe quasi certamente a un pacchetto di maggioranza, quindi sarebbe sempre una potenziale cessione".  

Ciò contestualizza l'interesse di alcuni fondi e l'impegno che sono pronti a prendersi: "Ecco perché soggetti come Fortress possono entrare in campo al fianco di potenziali acquirenti dell’Inter, ma difficilmente erogare un finanziamento puro alla società attuale con il suo assetto proprietario. Per intenderci: ci vorrebbe un’operazione simile a quella di Mr. Li, a cui Elliott concesse 300 milioni in prestito al 12% essendo pronto a diventare proprietario del Milan. Ma Elliott è un private equity, non una banca. Resta viva la proposta BC Partners (per nulla incongruente se sono giuste le indiscrezioni) che includerebbe l’accollo del debito esistente, dato che i bond concedono ai possessori anche una facoltà di rimborso immediato in caso di cambio dell’azionista di controllo. Un finanziamento può dunque facilitare un’acquisizione ma difficilmente potrà risolvere i problemi societari dell’Inter".