INGHILTERRA
Con umorismo molto britannico, il quotidiano Morning Star ha scritto che al momento quella «tra Eastburne e Croydon è l’unica A22 che vale la pena di percorrere», riferendosi alla strada a sud di Londra. Un gioco di parole che noi non potremmo permetterci con l’autostrada del Brennero perché la situazione in Italia è più fluida. In Inghilterra ci sono tre punti che rendono di fatto impraticabile l’entrata dei club di Premier in Superlega. Uno: la redditività enorme della Premier stessa, tema che la Uefa sta affrontando con un tetto di spese assolute, e non proporzionali al fatturato. Ma depauperare il torneo, per City, United e compagnia bella, sarebbe una follia. Secondo: la sollevazione popolare. Per i tifosi inglesi il calcio è tradizione, la Premier ha sostituito il vecchio campionato ma con chi c’era già, senza negare promozioni e retrocessioni. Infine, la legge promessa da Boris Johnson e annunciata da re Carlo nel suo discorso: incompatibilità con il sistema per chi tenta la fuga. E nessun ricorso alla Corte Ue dopo la Brexit.
SPAGNA
Se la Superlega non avrà le inglesi, e questo è scontato, non avrà neanche tedesche e francesi. Il Bayern, il Borussia e il Leverkusen hanno parlato per tutti. «Porte chiuse», ha detto Kalle Rummenigge. Oltretutto in Germania c’è il “50+1”, la regola che dà la metà delle azioni più una di ogni club a una associazione di tifosi, limitando il potere dei privati. E in Francia? Con il Psg si sono schierati subito Marsiglia, Lione, Monaco. Nessuno a favore. Anche in Spagna, cominciando dall’ex ribelle Atletico, non c’è club della Liga che non abbia detto «no» al torneo proposto da A22. Ieri ha parlato però Carlo Ancelotti, presumibilmente per ragioni di club: «Questa decisone è importante per il calcio. Alcuni club non sono convinti, ma penso possa essere una cosa positiva per tutti. Il fatto che non ci sarà il monopolio sarà positivo. Il tempo dirà se è una buona cosa». Parole molto diverse da quelle del 2021 quando era all’Everton: «Questi 12 club si sono sbagliati. Non hanno preso in considerazione le opinioni di giocatori, allenatori o tifosi. Volevano mettere su una competizione senza merito sportivo, il che è inaccettabile». Si può cambiare idea.
ITALIA
Anche Celtic, Porto, Fenerbahçe, Galatasaray, Feyenoord e Salisburgo hanno detto no. La lista è lunga, decine e decine di altri club. Meno compatta la situazione in Italia. Il Napoli ha almeno avuto il coraggio di dirsi «interessato», ma è fin dalla notte di Montreux che ADL spera in un invito. In silenzio la Juve, ancora da decifrare la posizione del Milan. Con la vecchia proprietà si era ritirato dal progetto, ora fa parlare il presidente Scaroni: «È presto per un’opinione».
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