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TS – Inter, apporto quasi nullo dal mercato. “Due i peccati capitali”

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"Non va dimenticato che Oaktree ha avallato i rinnovi di Lautaro, Barella e Inzaghi tutti premiati con ingaggi top", scrive Tuttosport
Matteo Pifferi Redattore 

"La riconoscenza, nel calcio, si rivela spesso un peccato capitale. Se poi questa si lega a una campagna acquisti che ben poco ha impattato sul valore della squadra, la frittata è fatta. A Torino è andata in campo l’Inter dall’età media più alta dal 1994-95, primo campionato con i tre punti a vittoria: 30 anni e 306 giorni. Al contrario, mai - sempre da trent’anni a questa parte - nel derby d’Italia si era vista una Juve tanto giovane (25 anni e 8 giorni di età media). Questo dimostra perché si sia così ridotto il gap tra i campioni d’Italia e le rivali: la Juventus, ma pure Milan, Atalanta e Napoli, sul mercato si sono rinforzate e hanno ringiovanito organici lavorando soprattutto in prospettiva". Apre così l'articolo di Tuttosport in merito al mercato dell'Inter post scudetto della seconda stella.

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"Vero è che il cambio di proprietà estivo ha favorito l’idea di tenere tutti i migliori piuttosto che sacrificare uno o due big per finanziare il mercato. In estate, non va dimenticato, Oaktree ha avallato i rinnovi di Lautaro, Barella e Inzaghi tutti premiati con ingaggi top. Il problema è come sono state investite le poche risorse a disposizione", aggiunge il quotidiano, sottolineando come Buchanan (arrivato a gennaio 2024) e Palacios non abbiano inciso anche se il peccato capitale è Josep Martinez, pagato 15 mln ma mai impiegato se non in Coppa Italia.


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"Un capitolo a sé meritano i due parametri zero che, almeno sulla carta, sembravano poter essere “co-titolari”, seppure pure loro un po’ stagionati. Zielinski ha purtroppo confermato la flessione già mostrata nell’ultima stagione al Napoli, mentre Taremi - che a Torino ha sprecato l’ennesima grande chance - oltre all’ambientamento in un calcio nuovo per lui sta probabilmente patendo il fatto di non avere il posto fisso, il che non gli permette di trovare la continuità di rendimento che aveva mostrato al Porto. Il peccato più grave dell’estate però è il fatto di non aver regalato a Inzaghi un attaccante che sapesse saltare l’uomo (il sogno era Gudmundsson), pedina che avrebbe garantito all’allenatore un’importante soluzione tattica in più. E così con la Juve per provare a cambiare qualcosa Inzaghi ha rispolverato Correa che, dopo aver rifiutato (pure a gennaio) ogni destinazione, è rimasto a scadenza di contratto. Almeno lui, nel dna, ha però caratteristiche diverse dagli altri attaccanti in rosa", la chiosa di Tuttosport.