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Mancini: “Ritorno all’Inter fu scelta per amore e riconoscenza. Dissi che sarei andato…”

L'ex tecnico nerazzurro fa il punto sulla nuova avventura allo Zenit e ricorda i motivi che lo portarono a tornare nel club milanese

Sabine Bertagna

Roberto Mancini ha raccontato al Guerin Sportivo come si stia sviluppando la sua avventura allo Zenit, in Russia. Dal mercato alle trasferte lunghissime, passando per l'addio all'Italia e all'Inter: "Dovremo fare le cose per gradi perché ci sono dei parametri di spesa da rispettare, comunque tutto sommato sono contento. Abbiamo costruito una squadra investendo sui giovani: raccoglieremo i frutti con il tempo anche se l’obiettivo dello scudetto è immediato. Siamo, per ora, in linea con le previsioni". Il mercato portato avanti dall'ex allenatore dell'Inter ha puntato a creare un mix tra una colonia argentina e quella russa. Il tecnico mostra soddisfazione: "Sono soddisfatto del nostro lavoro e del nostro avvio. Gli obiettivi sono chiari: vincere lo scudetto e rientrare in Champions. Il derby con la Dinamo nella Coppa di Russia? Una giornata nera dell’arbitro, siamo rimasti in dieci dopo pochi minuti, siamo risaliti recuperando due gol ma poi altre decisioni ci hanno penalizzato. Quel giorno ho fatto i complimenti alla squadra. Guardiamo avanti".

Ferie lunghe a Natale - "Sì, faremo 40 giorni di vacanza poi cominceremo la preparazione: se saremo ancora in

Europa League anticiperemo il lavoro andando tre settimane negli Emirati Arabi. Non è stato facile modificare il lavoro ma per ora sta andando tutto bene. La città è molto bella, ricca di cultura e di vita."

Lo stadio è stato progettato dall’architetto giapponese Kisho Kurokawa, già progettista del Toyota Stadium in

Giappone - "Uno stadio meraviglioso, davvero, è un onore esibirsi qua: il pubblico è molto caldo e vicino alla squadra". Lo staff di Mancini è composto da Igor Simutenkov, ex attaccante di Reggiana e Bologna che fa anche l’interprete in campo per i giocatori russi e poi dai suoi consueti collaboratori: Carminati, Gregucci, Salsano e Battara: "Stiamo cercando di imparare la lingua, soprattutto le parole che sono necessarie per trasmettere il mio

pensiero alla squadra. Poi parlo inglese e mi faccio aiutare da un autista: è ancora troppo presto per guidare l’auto a San Pietroburgo". Su Criscito, capitano dello Zenit, aggiunge: "E’ il giocatore con maggiore anzianità. Sei anni

che sta qua, un grande esterno, non capisco come non entri a far parte del giro della Nazionale italiana: difende,

attacca e segna: un giocatore completo".

La prima partita di campionato (a Chabarovsk)? "Lontanissima: otto ore di aereo e sette di fuso orario. Uno choc. Bisogna abituarsi anche a queste nuove realtà. Spero solo che la neve arrivi il più tardi possibile anche se lo

stadio si può chiudere. Mi riferisco alla possibilità di allenarci bene".

Che cosa manca a Mancini dell’Italia? "Tornerò a Natale, qui sono venuti i miei figli. La città, lo ripeto, è straordinaria. L’alimentazione è di tipo europeo, chiaramente con l’embargo non è possibile portare alcuni prodotti

che avrei imposto alla squadra".

L'addio all'Inter - "Dopo il rientro all’Inter, una scelta fatta per amore e per riconoscenza verso un club che mi rimarrà per sempre nel cuore, avevo detto che sarei tornato all’estero dove mi trovo meglio. La Premier è il top ma vi garantisco che lo Zenit è una società di immenso prestigio. Appena torneremo in Champions, vedrete che qua arriveranno anche tante altre stelle che magari per ora non se la sono sentita di scegliere San Pietroburgo".

(Guerin Sportivo)