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ANALISI – L’Inter non cambia pelle, ma va in apnea. Mancio col contagocce: where’s Brozo?

Ieri a Marassi era atteso il riscatto nerazzurro dopo il tonfo casalingo di domenica scorsa. Roberto Mancini in settimana aveva chiesto concentrazione ai suoi, scaricandoli alla vigilia da responsabilità ed ansie varie, accentrando su di sé lo...

Daniele Vitiello

Ieri a Marassi era atteso il riscatto nerazzurro dopo il tonfo casalingo di domenica scorsa. Roberto Mancini in settimana aveva chiesto concentrazione ai suoi, scaricandoli alla vigilia da responsabilità ed ansie varie, accentrando su di sé lo sguardo della critica in conferenza stampa e concedendo un'altra chance anche ai più appannati contro la Viola. Terreno preparato per una prova di carattere che, almeno in parte, non è avvenuta e ha portato al mezzo passo falso con i blucerchiati. 

MEZZO PIENO O MEZZO VUOTO? - Potremmo stare ore ad interrogarci sull'1-1 finale, chiedendoci se stia più stretto alla Sampdoria, nonostante tutto in vantaggio fino a pochi minuti dal termine, o all'Inter, quasi sempre nella metà campo avversaria, seppur con pochi pericoli creati dalle parti di Viviano. Quella di ieri è stata per i nerazzurri l'ennesima dimostrazione di quanto organizzate e rocciose siano le difese di tutta la Serie A, difficili da scardinare e soggiogare. Un possesso palla meno sterile di quello visto e una buona dose in più di movimenti senza palla avrebbe sicuramente aiutato a trovare l'apriscatole. Così non è stato e con due mezzali appannate e fuori dal gioco l'Inter ha prestato il fianco alle ripartenze studiate a tavolino da Zenga in settimana proprio per pugnalare i nerazzurri al momento giusto. Sacrosanta sarà la sosta per permettere a Guarin e Kondogbia di ritrovare smalto e temperamento, oltre che a inculcare nella testa del francese geometrie e giocate che Mancini chiede, ma che fino a questo momento non fanno parte del pedigree del francese.

WHERE'S BROZO? - A tal proposito ha lasciato spiazzati la decisione di Mancini di rinunciare per altri novanta minuti a Marcelo Brozovic che, al netto di tutto, avrebbe garantito inserimenti a fari spenti e dinamismo che sono mancati come il pane all'Inter di ieri. Il croato sarebbe stato ottimo anche in fase di copertura e impostazione, fa sorridere amaro il suo scarissimo impiego se solo si pensa che pochi mesi fa, a ragion veduta, era considerato l'uomo in grado di dare una marcia in più alla mediana interista.

CONTAGOCCE - Situazione simile a quella di Brozovic anche per Adem Ljajic. Il serbo per tutta la settimana è stato considerato come un potenziale titolare per il match di Marassi, ma così non è stato. E neanche dopo il momentaneo svantaggio Mancini lo ha gettato nella mischia, preferendogli quindi non solo Palacio, partito titolare, ma anche Biabiany e Manaj. In una partita in cui il solo Perisic, alla prima gioia in Italia, ha corso per tre, le giocate di Ljajic avrebbero potuto dare al reparto avanzato imprevedibilità e superiorità numerica. Soltanto due minuti, più recupero, concessi all'ex Roma con la paura, a questo punto, che il match con l'Hellas Verona, unica apparizione in nerazzurro prima di ieri, abbia già dato a Mancini risposte definitive sul suo conto.