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Sconcerti: “Eriksen? Conte ha trovato quello che voleva in Gagliardini. Non amo i suoi teatri, ma…”

Il giornalista Mario Sconcerti ha parlato della conquista della fiale di Europa League e del cammino della squadra di Conte

Andrea Della Sala

Sulle pagine del Corriere della Sera, il giornalista Mario Sconcerti ha parlato della conquista della fiale di Europa League e del cammino della squadra di Conte che nel corso della stagione è cresciuta tanto.

"L’Inter a questi livelli ha pochi avversari. È vicina ai semifinalisti di Champions, con più senso tattico e meno velocità. Certamente ha poco da spartire con gli avversari che le sono toccati in Germania. È cresciuta molto negli ultimi tre mesi ed è corretto dire che il nuovo inizio è cominciato in una zona oscura, nel momento in cui si è preso lo spazio Gagliardini. Questo ha rovesciato la parte offensiva dell’Inter perché le ha tolto il trequartista. Credo che Conte si sia accorto degli errori quando in inverno è entrato Eriksen. Non era quello che voleva, ma non sapeva bene cosa volesse. Non una mezzala, non un trequartista puro. Lo ha trovato in un mediano mai troppo notato, il più indicato a prendersi le responsabilità degli altri. L’Inter ha rinunciato al fantasista dopo averlo cercato per un anno, non ha più un’ala, è un oggetto pieno di flessibilità ma con tendenza alla copertura più due attaccanti formidabili e uno spirito di squadra che ormai supplisce a ogni errore di principio.

Non amo i teatri di Conte, la legna che porta da solo in mezzo alla sua strada, ma ha compiuto davvero un lavoro grosso. Ha pensato e poi tradotto una squadra che non c’era. Ha avuto a disposizione più di 30 giocatori di valore internazionale, ma li ha disciplinati, inquadrati ognuno per ogni singola partita. Lo Shakhtar non è squadra proponibile per una buona squadra italiana. È accademia. Il calcio cerca la porta, lo Shakhtar mai. Né bisogna dare troppa importanza all’Europa League. È una manifestazione che è bello vincere ma non dà il segno di una forza superiore. L’Inter però è oltre queste valutazioni. È una grande squadra acerba, può migliorare nella qualità dei singoli, nell’interpretazione delle gare, ma è diventata vincente. Gioca un calcio semplice che va oltre il 3-5-2, è difficile metterla in difficoltà ed è inevitabile subire i suoi gol. I limiti sono negli otto giocatori addetti al recupero palla, sono troppi, ma sono un inizio. La prossima mossa sarà diminuirli o aumentarne la qualità. Questa è l’Inter di Lukaku-Lautaro esattamente come di Barella-Gagliardini. Nessun avversario riesce a fare buona figura contro l’Inter. Questo è il primo merito pratico: l’Inter rende piccoli i nemici. Poi si moltiplica e li stende. Resta l’ultimo passo. Il Siviglia in finale sarà un avversario corretto, veloce, tecnico, sapiente. Un finalista da Champions, la vera pietra di paragone.

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