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Tommasi: “Tre paletti irrinunciabili per la ripresa. E si gioca solo se si può finire la stagione”

Il presidente dell'Assocalciatori ha parlato a Libero della possibile ripresa del campionato e delle richieste dei calciatori prima di tornare in campo

Andrea Della Sala

Intervistato da Libero, il presidente dell'Assocalciatori Damiano Tommasi ha parlato di cosa potrà succedere al campionato e della possibile ripresa della Serie A:

Tommasi, quali sono gli umori in Europa?

«Ci sono situazioni diverse. In Olanda lo stop alle sedute in gruppo durerà fino al 1 giugno. A loro mancano pochi turni, ma si rischia di riprendere troppo tardi compromettendo il 2020/21».

È quello che tutti vogliono evitare, ma l’alternativa è chiuderla qui. Quanto è concreta questa possibilità?

«Noi speriamo che ci siano le condizioni per tornare in campo, ma lunedì abbiamo affrontato perla prima volta questa prospettiva. E abbiamo detto che siamo pronti a fare la nostra parte per salvare il sistema»

Se si riprende a porte chiuse, i danni ci saranno comunque. E servirà un sacrificio sugli stipendi...

«I calciatori sembra che siano l’unico costo... La verità è che lo stop alla stagione certifica una situazione: senza classifica non ci sono i bonus legati al risultato. In caso di ripresa, invece, bisognerà calcolare i danni per i club e le richieste ai calciatori. E se un giocatore ha già un accordo con un’altra squadra dal 1 luglio? Prolunga o cambia maglia? Sono temi da affrontare in fretta».

La Juve ha già raggiunto un accordo, l’Inter è pronta a imitarla. Gli accordi individuali indeboliscono il sindacato?

«Il nostro lavoro, e quello delle Leghe, è cercare una soluzione condivisa. Gli accordi collettivi servono proprio a non creare contenziosi. Se la Juve ha trovato il sostegno della squadra, a noi va più che bene».

Quali sono le condizioni minime per riprendere?

«Innanzitutto deve esserci una prospettiva che oggi manca. Al momento le persone devono limitare i nostri spostamenti, perché dobbiamo far uscire di casa i calciatori? Per una stagione che non si sa se riprenderà? Non ha senso tornare in campo per “sperare”. Anzi, c’è il pericolo di altre positività che blocchino tutto. E bisogna capire gli effetti dell’infezione sull’idoneità sportiva: Pepe Reina ha confessato di essersi sentito mancare l’ossigeno per 25 minuti...».

Avete considerato dei paletti irrinunciabili?

«Tre aspetti: 1) che l’emergenza sia finita, e celo auguriamo tutti. 2) Se si torna a giocare deve essere per portare a termine la stagione anche oltre il 30 giugno, perché mancano ancora tante partite. Scegliere a tavolino promossi e retrocessi è complicato, parliamo di investimenti importanti come per il caso del Benevento. 3) Si deve poter viaggiare in sicurezza, perché non è solo questione di allenarsi ma di muovere 50 persone due volte a settimana – i ritmi saranno quelli – in quella che oggi è zona rossa. E parlo per esperienza personale...». 

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